sabato 25 ottobre 2014

Intervista a Nicola Grandesso [versione testuale]. Oltre le barriere, terza puntata: 23 Luglio 2014

OLTRE LE BARRIERE sesta puntata, andata in onda il 23 Luglio 2014 Andrea Ferrero e Andrea Mameli intervistano Nicola Grandesso
Storie ordinarie per chi le vive e straordinarie per chi le scolta. Una trasmissione ideata e condotta da Andrea Ferrero e Andrea Mameli in onda su Radio X per Cagliari Social Radio.

ANDREA FERRERO.: “Benvenuti ad una nuova puntata di “Oltre le barriere”, storie ordinarie per chi le vive e storie straordinarie, invece, per chi le ascolta. Andrea, oggi, chi abbiamo ascoltato, chi abbiamo sentito?” ANDREA MAMELI.: “Ciao! Oggi, siamo andati a sentire Nicola Grandesso!”
A.F.: “Ah! Membro della Consulta regio-cittadina sulla disabilità?”
A.M.: “Sì, a Cagliari, in un ruolo importante per andare ad osservare come funzionano, o meglio,come si potrebbero abbattere le barriere architettoniche.”
A.F.: “Ok, dai! Sentiamo l’intervista!”
A.M.: “Siamo con Nicola Grandesso dell’Associazione Sarda Paraplegici!”
A.F.: “Allora, io volevo chiederti, Nicola, Cagliari, secondo te è una città accessibile o ci sono ancora troppe, troppe barriere?”
NICOLA GRANDESSO: (tono di voce sereno e positivo) “Bella domanda! Cagliari è una città che.. vuole diventare una città accessibile! Ancora, non lo è.. non lo è del tutto, ma ci sono dei buoni segnali! I buoni segnali sono dati, solamente guardandoci intorno, da il Parco dei mezzi pubblici, che, adesso, è quasi completamente terminato nella sostituzione con le pedane… con le pedane per poter salire sui.. sui mezzi e con i lavori che sono partiti, finalmente, a San Benedetto, che stanno abbattendo quelle barriere che.. prima, insomma, si trovavano in città!”
A.M.: “Parlare, oggi, nel 2014, di barriere di abbattimento e di, sostanzialmente, di strutture architettoniche, che impediscono la libera circolazione, è un livello minimo di civiltà: c’è forse qualche concetto che possiamo presentare come nuovo e come ambizioso?”
N.G.: “Questa è un’ottima domanda! Infatti, il punto di vista che bisogna prendere è questo: che tutti gli interventi che vengono fatti non sono ad uso e beneficio esclusivamente delle persone disabili, ma una città che è accessibile è una città che è fruibile da tutti quanti! Che siano.. che siano genitori col passeggino, che siano delle persone che hanno delle disabilità, anche temporanee oppure, semplicemente, degli anziani, che non hanno le stesse.. la stessa agilità, insomma delle persone.. in età di lavoro, diciamo così! (sorridendo)”
A.F.: “Per quanto riguarda invece le persone, la sensibilità delle persone, cosa ci puoi dire?”
N.G.: “Questo è un discorso ancora diverso, perché è evidente che mettere gli scivoli in corrispondenza degli attraversamenti pedonali non risolve il problema quando, davanti alle strisce, troviamo delle macchine parcheggiate! Oppure, basti pensare ai problemi che si incontrano quando nelle riunioni di condominio bisogna far presente delle difficoltà temporanee o meno per poter abbattere delle.. delle barriere architettoniche che magari sono presenti nei nostri immobili!”
A.M.: “Forse si potrebbe parlare di una nuova “Educazione Civica” anche nella.. nell’apertura mentale, nel superamento della barriera mentale nel capire che ci sono delle esigenze che vanno oltre la cosiddetta “normalità”. Su questo, cosa si potrebbe fare per educare, per aiutare a capire anche chi non provandole le situazioni, non riesce a capirle, ad avvicinarsi.. alla realtà?”
N.G.: “Ci sono diversi livelli d’intervento che possono essere fatti a diversi... livelli di.. responsabilità e di età. Innanzitutto, c’è il concetto di “Progettazione Universale”, che è un po’ quello che stavo dicendo prima, che riguarda e.. le amministrazioni, ma anche i progettisti, gli architetti, gli ingegneri, ovvero tutte le persone che hanno la responsabilità della progettazione degli spazi comuni, ma anche del.. della costruzione del nuovo e che devono pensare a dei posti, a dei luoghi e delle città, che possano essere fruibili da tutti, da tutti quelli che sono residenti e quelli che invece non sono residenti, ma che si trovano a passare o a vivere in… nei luoghi. E in più, c’è anche tutto un intervento che dovrà essere fatto a livello di.. di educazione! Quindi, non solo nelle Università, e ritorna il discorso di prima, ma anche nei gradi precedenti.. sin dalle elementari! Quindi, portare degli esempi positivi ai bambini delle elementari e alle superiori per far vivere almeno per un giorno, le difficoltà che incontrano delle persone con disabilità, ripeto, temporanee o no.. fa crescere diversamente i cittadini! E quindi, si renderanno conto che una città vivibile per tutti è una città migliore per tutti!!”
A.M.: “Quindi, un obiettivo potrebbe essere un Cagliari.. una Cagliari capitale europea della cultura, ma anche una capitale accessibile, in tutti i sensi della cultura?”
N.G.: “Le due cose direi che coincidono! Perché la cultura della... come dire.. ehm..” A.F.: “..dell’accoglienza?”
N.G.: “..dell’accoglienza, la cultura dell’accoglienza! Ma la cultura del fatto che tutte le persone hanno gli stessi diritti e tutte le persone devono poter fruire allo stesso modo di tutti luoghi è un… come dire.. un investimento della cultura ed è un.. un segno che la città è pronta per poter essere capitale della cultura!”
A.M.: “Magari senza aspettare il 2019?!”
N.G.: “(sorridendo) Assolutamente da fare prima! Il più presto possibile! Ma ci stiamo lavorando!”
A.F.: “Tu hai.. sai se il Comune ha in mente qualche progetto per rendere Cagliari ancora più accessibile?”
N.G.: “Come dicevo prima, il Comune di Cagliari si è dimostrato molto ricettivo per quanto riguarda la visione della… della “Progettazione Universale”. È partito.. sono, in questo momento, in… in opera i lavori per il rifacimento secondo le indicazioni fornite dalla Consulta Cittadina dei Disabili per l’abbattimento delle barriere architettoniche, quindi di tutti gli impedimenti per disabili cognitivi e per… disabili fisici e sensoriali,.. che sono state segnalate, nel quartiere di San Benedetto! Creando un circuito di oltre quattro chilometri che sia perfettamente accessibile da chiunque. E questo è un.. come dire.. un buon segno e una vittoria, insomma, di un nuovo approccio che abbiamo.. che abbiamo inaugurato insieme. Nuovo approccio che consiste nella.. coinvolgimento degli uffici insieme colle persone che sono in prima persona interessate a questo genere di lavori. Quindi, con la.. il coinvolgimento della Consulta Cittadina delle Associazioni Disabili che è stata chiamata sia a verificare lo stato del luogo, poi a.. è stata coinvolta anche in fase di progettazione e attualmente in fase di realizzazione dei lavori. Presto verremo chiamati anche a collaudare quelli che sono stati i lavori eseguiti che dovranno corrispondere a quelle che sono state le nostre segnalazioni.”
A.F.: “Quindi, diciamo che dobbiamo essere fiduciosi per il futuro per l’abbattimento sia delle barriere fisiche e anche di quelle mentali, diciamo?”
N.G.: “Noi dovremo continuare ad essere vigili, soprattutto, perché nulla è dato per scontato! Un seme è stato piantato, ma bisogna innaffiare la pianta, affinché cresca l’albero! Quindi, le premesse, per ora sono buone, devo darne atto a tutti gli attori in gioco, però… come Associazione Sarda Paraplegici e come Consulta Cittadina rimarremo sempre attivi presso tutti gli interlocutori istituzionali, con cui abbiamo a che fare perché questo… questa pianta continui a crescere!”
A.M.: “Grazie a Nicola Grandesso! Da Andrea Mameli...“
A.F.: “...e Andrea Ferrero!”

Questa puntata si chiude qui. “Oltre le barriere” è una trasmissione ideata e condotta da Andrea Ferrero e Andrea Mameli per Radio X Cagliari Social Radio. Per suggerimenti e proposte scriveteci a oltrelebarriere@radiox.it. I podcast li trovate nel sito www.radiox.it.

Andrea Mameli intervista Andrea Ferrero solo testo. Oltre le barriere, prima puntata: 18 Giugno 2014

OLTRE LE BARRIERE prima puntata, andata in onda il 18 Giugno 2014 Andrea Mameli intervista Andrea Ferrero
Storie ordinarie per chi le vive e straordinarie per chi le scolta. Una trasmissione ideata e condotta da Andrea Ferrero e Andrea Mameli in onda su Radio X per Cagliari Social Radio.

ANDREA FERRERO: “Benvenuti alla prima puntata di “Oltre le barriere”: il programma che racconta storie ordinarie per chi le vive e storie straordinarie per chi le scolta.
Io sono Andrea Ferrero e qui con me il mio compagno di avventura è Andrea Mameli. Ciao Andrea!”
ANDREA MAMELI: “Ciao! Ciao! Iniziamo con l’intervistarci tra noi, perché siamo andati a sentire diverse persone che vivono le barriere come ostacolo che va superato e vivono queste sfide e persone che aiutano altri a superarle, come istruttori di nuoto e altre persone che sono coinvolte in questo genere di sfida. E partirei proprio da te, Andrea e ti chiederei, visto che ti ho ascoltato spesso in pubblico raccontarti, raccontare la tua esperienza e la tua vita, perché lo fai? Qual è la motivazione che ti spinge a raccontare le tue barriere e il tuo superare le barriere e anche le cose che ti danno più fastidio?”
A.F.: (con tono sicuro, deciso, anche scherzoso, ma convinto e fermo) “Allora, questa è una domanda che mi fanno spesso, diciamo, “perché lo fai?” tipo Masini, diciamo (scherza e ride)… e io credo che sia importante la testimonianza! Cioè, sia importante descrivere e raccontare la disabilità, non come un limite invalicabile, ma come un qualcosa che può essere superato...”
A.M.: “..come nello sport, che se ci si cimenta spesso a superare delle barriere che sono sempre più alte e ci si impone dei limiti e delle sfide personali...”
A.F.: “Bhé, certo.. la disabilità, un po’ ti impone di... io amo dire che la disabilità non è che mi ha costretto a… cioè, che mi ha cambiato la vita, ma mi ha costretto a ripensarla e quindi, ti trovi ogni giorno con nuove sfide…ma credo che sia una cosa un po’ comune dell’uomo, non del disabile.. ecco.. che trovarsi di fronte a situazioni e trovare le alternative o le strategie per superarle...”
A.M.: “Fai qualche esempio?”
A.F.: (si avverte un leggero imbarazzo nel raccontarsi, nel tono della voce, che però si fa via via più sicuro) “..bhè..io, per esempio.. diciamo che faccio attività sportive in piscina, attività sportive in palestra e quindi… insomma, ho bisogno di una persona che mi aiuti e.. comunque,… però, voglio fare questa attività fisica, perché credo che sia importante… è importante anche il lavoro, che io, insomma, grazie a Dio, ho al CRS4 e anche lì, ad un certo punto, ho avuto bisogno di superare delle barriere, perché col computer o con... non riuscivo più a lavorare.. allora, ho dovuto fare dei corsi per “addestrarmi” ad usare il computer colla sintesi vocale e con l’antiphon informatica… e quindi, insomma, nella sfida sta, è insita nell’uomo... altrimenti, non farebbero neanche le olimpiadi, insomma!”
A.M.: “E cosa ha significato per te, in particolare questa sfida da superare? Avresti anche potuto smettere di lavorare e invece, hai chiesto e sei riuscito a continuare...”
A.F.: “(sta pensando, riflettendo..)..diciamo che.. cioè.. penso che sia anche carattere.. però, è importante sempre mettersi in gioco, sempre essere.. come dire, sul pezzo.. e quindi, io ho studiato, sono laureato in economia e commercio, ho iniziato a lavorare e.. così, era.. non dico brutto, però.. comunque, ritirarsi in buon ordine, stare a casa perché sei disabile e non puoi lavorare.. questo non mi sembrava neanche giusto!” A.M.: “E cos’è che ti dà più fastidio in ciò che incontri per la disabilità, che ti ha colpito?”
A.F.: “Bhè, innanzitutto, quando.. “il poverino”, ecco, quando ti dicono: “eh, poverino!”.. poverino.. no! io non sono poverino, cioè io non sono neanche un disabile.. sono una persona con la disabilità, ma anche con un bel… diciamo, con un mondo dentro.. cioè, sono “anche” (il tono è più marcato, per sottolinearlo) disabile… però, questo è importante, ecco, sottolinearlo.. perché altrimenti la testimonianza si trasforma, o comunque, la persona si trasforma in una “brutta cosa” che il pietismo… e io non ne ho bisogno, come tutti gli altri che hanno disabilità… non c’è bisogno di pietismo.. c’è soltanto bisogno di essere aiutati ed estratti per poter superare meglio le difficoltà che la disabilità, inevitabilmente, pone.”
A.M.: “Andrea, ma secondo te, queste nostre conversazioni sulle barriere, interesseranno a qualcuno?”
A.F.: ..“Bho, probabilmente.. forse a mia suocera,.. a mia moglie e di sicuro, ai miei famigliari,.. questi sono i miei fans…(sta ridendo!)”
A.M.: “Ssstss! C’erano i microfoni accesi!”
A.F.: “Oh Oh!(un po’ sorpreso, un po’ consapevole.. )”
A.M.: “Ehmmm!(si schiarisce la voce) Bentornati a “Oltre le barriere”, il programma che racconta storie ordinarie per chi le vive e straordinarie per chi le ascolta e anche per noi che le abbiamo poste, queste domande… ma adesso io ne pongo una ad Andrea Ferrero.. cosa ti ha insegnato perdere la vista?”
A.F.: “..eh, questa è una domanda da cento milioni di dollari! (inizia con tono scherzoso e poi si fa più riflessivo e sempre più sicuro).. cosa mi ha insegnato?.. sicuramente, a percepire il mondo attraverso gli altri sensi… quindi, a dare più importanza o comunque, a dare importanza anche ad altri, agli altri canali sensoriali per conoscere la realtà… poi, probabilmente, anche.. come dire, non vedere ti dà anche la possibilità di.. di percepire il cuore delle persone, cioè capire un pò se sono.. vere, se sono false, se sono bugie o.. niente, insomma.. quindi non… molti proverbi dicono “non è l’abito che fa il monaco”... insomma, sono legati molto alla vista!... e io invece penso che non… non vedendo, uno riesca anche a percepire altre cose che la vista “traditrice” un po’ ti fa…insomma, non ti fa vedere bene, ecco... io.. “
A.M.: “Secondo me, insegnano molto queste considerazioni,… almeno, a me hanno insegnato qualcosa e forse quel minimo di utile che potrebbe esserci in questa trasmissione, è proprio quello di raccontare queste osservazioni..”
A.F.: “Si, esatto! E paradossalmente, più perdo la vista, perché la mia è una malattia degenerativa progressiva e, ahimè, oggi incurabile… più perdo la vista, più penso di riuscire invece a vedere il mondo, a vedere gli altri, a vedere il “cuore” del prossimo… poi, certo.. fregature ne ho prese anch’io, nonostante questa cosa (ride)… però, sicuramente, la vista è un senso che è un po’ sopravalutato…ecco, diciamo… poi, oggi che viviamo in un ambiente dove siamo sommersi dalle immagini, il fatto di non vedere, penso che sia un punto di forza e non una debolezza!”
A.M. “Un elemento che aiuta è sicuramente l’utilizzo di tecnologie che ti possono agevolare e far superare delle difficoltà e rendere accessibile ciò che non lo è!”.
A.F.: “Bhè, sicuramente questo sì, però devi avere anche una persona che ti aiuta a comprenderle ed ad utilizzarle, perché molto spesso le cose sono accessibili, per esempio i siti internet sono accessibili, ma non sono usabili... e poi, oggi, va un sacco questa cosa che tutto è “touch”: allora, compri la caldaia e c’hai il touch anche nella caldaia.. e quindi, quando fai questo genere di acquisti di qualunque tipo, devi sempre fare la valutazione se quell’oggetto, se quell’elettrodomestico, quel telefonino o quel computer è accessibile oppure no e soprattutto se è usabile, oppure no...”
A.M.: “Prima ti ho chiesto cosa ti dà più fastidio, ora invece ti chiedo, cosa ti dà meno fastidio?… per esempio, tu mi hai insegnato che dirti “ci vediamo dopo” non ti crea nessun problema….”
A.F.: “Bhè sai, Andrea, il problema è molto semplice: allora, chi non sente, non gli devi dire “ci sentiamo”? a chi è su una sedia a ruote non gli devi dire.. per esempio “facciamo quattro passi”? a uno amputato delle gambe non gli puoi dire “bhe, sei un ragazzo in gamba!”?...a me, non potresti dire “ci vediamo”?.. bisogna anche superare queste cose… bisogna.. a me hanno criticato una volta perché ho detto “ho visto la partita del Cagliari!”… “eh, no! ma non lo puoi dire Andrea, perché tu sei disabile visivo e quindi non,.. no, non scriverlo su facebook, perché non si….meglio di no! Perché c’è gente cattiva che poi potrebbe chissà pensare che.. che cosa?”
A.M.: “che sei falso? Che non sei...”
A.F.: “..eh, si!... quindi, insomma, alla fine dobbiamo anche superare queste cose e.. cercare di… insomma perché poi, parliamo in italiano…ecco in italiano si dice “guardare la partita, fare quattro passi, ci sentiamo, ci vediamo…” e quindi,.. questo è importante, ecco...”
A.M.: “Quindi, superare anche delle barriere lessicali---?”
A.F.: “Soprattutto le barriere mentali! Perché, chiaramente, avendo a che fare con la disabilità, molto è paura e pregiudizio.. quindi, queste sono le prime barriere che, secondo me, devono essere superate!” A.M.: “Grazie Andrea Ferrero!”
A.F.: “Grazie a te, super Mameli! (ride e scherza).. però poi, Andrea, mi dovevi fare una domanda: “cosa mi faceva veramente incavolare?..
A.M: “..mmmh!(con tono divertito, scherzoso e consapevole che è un tasto importante per l’altro Andrea..).. cosa ti fa veramente arrabbiare?”
A.F.: “Incazzare? (tono provocatorio).. quando mi trattano da handicappato... quello, mi fa veramente molto, molto, molto incavolare! (anche il tono si fa più carico e fermo, si percepisce che sta parlando di qualcosa molto importante) Cioè quando percepisci negli altri che… cioè, dietro la domanda c’è curiosità morbosa oppure c’è proprio questo… sentire, farti sentire handicappato… ecco, questo mi dà veramente molto molto fastidio.. perché poi si percepisce… è inutile che la gente si mascheri col buonismo... però, alle volte si sente proprio questo “essere trattati da disabili”! E questo non va bene, perché noi siamo persone che comunque hanno dei problemi, però comunque, sempre e sempre persone!”
A.M.: “E poi, forse c’è qualcos’altro che invece vorresti... farti chiedere? (stanno scherzando tra loro!)” A.F.: (ridendo)“..bhe, no, vabbhè così…ci facciamo le domande?!.. no, volevo soltanto sapere questo.. cioè, perché siamo... diciamo.. abbiamo sentito delle persone che hanno delle disabilità e le vogliono superare… ecco, qual è il senso, secondo te, di questa trasmissione che si chiama “Oltre le barriere?”
A.M.: “Sicuramente il senso principale è raccontare delle esperienze, perché a volte manca anche la conoscenza di informazione di base.. e in più c’è anche la questione legata alle emozioni, che non sono mai da trascurare e da nascondere.. perché le emozioni portano anche la vicinanza ai ragionamenti e alla vicinanza alle altre persone..”
A.F.: “Se noi, poi, abbiamo comunque avuto delle testimonianze.. abbiamo trovato sempre delle persone comunque desiderose di raccontare, di raccontarsi e.. insomma, sempre contente di poter condividere con noi, e quindi con voi, le loro esperienze e le loro testimonianze.
Siamo contenti io e Andrea che.. insomma, che molti di voi potranno seguirci in questo viaggio per cercare di abbattere tutte le barriere che si frappongono tra noi e il mondo.”
A.M.: “E attendiamo anche consigli, suggerimenti e perché no, anche critiche! Da Andrea Mameli e..” A.F.: “Andrea Ferrero..”
A.M. e A.F. “grazie per averci ascoltato! Un caro saluto e alla prossima! Ciao ciao!”
Questa puntata si chiude qui.
“Oltre le barriere” è una trasmissione ideata e condotta da Andrea Ferrero e Andrea Mameli per Radio X Cagliari Social Radio.
Per suggerimenti e proposte scriveteci a oltrelebarriere@radiox.it. I podcast li trovate nel sito www.radiox.it.

Intervista a Salvatore Bandinu solo testo. Oltre le barriere, terza puntata: 2 Luglio 2014

OLTRE LE BARRIERE quarta puntata, andata in onda il 10 Luglio 2014 Andrea Ferrero e Andrea Mameli intervistano Giovanni Orrù
Storie ordinarie per chi le vive e straordinarie per chi le scolta. Una trasmissione ideata e condotta da Andrea Ferrero e Andrea Mameli in onda su Radio X per Cagliari Social Radio.

ANDREA MAMELI: “Benvenuti a “Oltre le barriere”, il programma che racconta storie ordinarie per chi le vive e straordinarie per chi le ascolta. Ciao Andrea! Chi siamo andati ad intervistare?”
ANDREA FERRERO.: “Eh! questa settimana, diciamo, preparati la borsa con cuffietta e costume!”
A.M.: “E pinne?”
A.F.: “E pinne! Siamo andati ad ascoltare e a sentire Salvatore Bandinu, istruttore di piscina, specializzato soprattutto per la disabilità, soprattutto, quella visiva.” A.M.: “Uno che aiuta a superare le barriere!”
A.F.: “Ok! Sentiamo l’intervista!”
A.F.: “Ciao Salvatore! Allora, io per prima cosa volevo chiederti.. qualcosa su.. intorno al tuo libro “Acquaticità, motricità e minorazione visiva”: come ti è venuta l’idea di scriverlo?”
SALVATORE BANDINU: (voce giovanile, sicura, ferma e professionale) “Allora, inizialmente, io sono stato invitato dall’Unione Italiana Ciechi a partecipare ad un corso di formazione a Marina di Tirrenia, esattamente, che vedeva coinvolti una persona per ogni regione.. io sono stato scelto per la Sardegna.. all’epoca, non conoscevo bene le problematiche legate alla minorazione visiva, ma ero già un istruttore e tecnico di nuoto. Questa esperienza mi ha portato a capire che, intorno alla disabilità visiva c’era tanto da dire e molto poco scritto, soprattutto, su.. per le problematiche riguardanti il nuoto. La cosa mi ha portato, ovviamente a cercare bibliografia e a non trovare molto e mi ha spinto, quindi, a scrivere qualcosina che riguarda sempre tutta questa problematica.”
A.F.: “Secondo te, come lo sport, quindi il nuoto, qui, in particolare, può aiutare a superare le barriere?”
S.B.: “Allora, lo sport, in particolare il nuoto, aiuta a superare le barriere partendo dal concetto principale, cioè il proprio corpo. Perché noi siamo abituati a parlare di barriere, in termini di barriere architettoniche, barriere culturali, barriere sociali.. ma ci dimentichiamo, fondamentalmente, questo è un dovere dei tecnici, in particolare sportivi, che il primo vero oggetto della psicomotricità è il proprio corpo. I soggetti con minorazione visiva o con disabilità in generale, ma, in particolare, quelle minorazioni sensoriali,.. diciamo che esiste una “barriera interna” che è rappresentata proprio dalla conoscenza del proprio corpo e non solo dalla conoscenza del proprio corpo, ma anche dall’integrazione di emozioni e relazioni. Questo porta, a che cosa? Porta ad un blocco, emotivo-sociale-relazionale, che poi si sviluppa, ovviamente, in senso patologico, cioè nei rapporti colle altre persone, nei rapporti col mondo. Quindi, fin che non viene scardinato questo sistema un po’ patologico e perverso della, diciamo, chiusura in se stessi, una sorta di “autismo” dato dalla minorazione, non si può parlare di vera integrazione, ma si parlerà di “omologazione”, di addestramento, che sono dei concetti molto differenti, a cui io.. ovviamente, sono molto legato a questa differenziazione, va sempre fatta!.. perché è un errore che, praticamente, è comunissimo a qualunque tipo di categoria, insomma!”
A.F.: “Tu sei anche docente della Federazione Italiana Nuoto per formare gli istruttori. Secondo te, è opportuno che gli istruttori, durante la loro formazione, abbiano anche rapporti, diciamo, colla disabilità e quindi, siano formati per poter lavorare anche con atleti disabili o, come dici tu nel tuo libro e mi piace molto, “con bisogni educativi speciali”?”
S.B.: “È fondamentale! Perché anche nello sport c’è bisogno di integrare, ma integrare che cosa? Qui, stupiamo e cambiamo un po’ il punto di vista: non integrare il diversamente abile all’istruttore, ma integrare l’istruttore alla disabilità! Quello che a me piace chiamare come “integrazione al contrario”, il concetto di integrazione al contrario. Normalmente, nei secoli, è sempre stato così! É il diversamente abile che si è dovuto adattare alla società e alle.. passatemi il termine, “ignoranze altrui”.. in questo caso, invece, è opportuno, anzi fondamentale che l’istruttore capisca determinati meccanismi per non trovarsi, diciamo, disarmato di fronte ad una disabilità che fa molto paura, come quella visiva. Quindi, quando noi, io in particolare, insegno, durante i corsi, avvalendomi appunto di Andrea, che è un amico, quindi, Andrea Ferrero che è qui con noi, e… noi uniamo la teoria alla pratica in modo tale che non cadiamo nell’errore di lavorare con un’etichetta e con una diagnosi, ma lavorare con una persona e quindi, superare tutte quelle difficoltà anche metodologiche che può avere un istruttore e aiutare l’istruttore, in questo caso, a relazionarsi in armonia colla disabilità. Diversamente si rischia di rapportarci ad una malattia e di non rapportarci ad una persona!”
A.F.: “Salvatore, secondo te, cosa un istruttore non deve o non dovrebbe mai fare con un atleta e, soprattutto, con un atleta disabile?”
S.B.: “Sì, parliamo cosa non dovrebbe fare con un atleta, ma non mi piace il termine “atleta”, mi piace il termine “persona che frequenta un centro sportivo”, in questo caso una piscina. Cosa non dovrebbe mai fare? Non dovrebbe mai rapportarsi ad una malattia, cosa che invece capita sempre più spesso! E questo capita quando l’istruttore non è formato, quando l’istruttore, semplicemente, è vittima di stereotipi, vittima di luoghi comuni e quindi, si rapporta ad una malattia, pensando di dover fare, non so.. una sorta di terapia attraverso l’utilizzo dell’acqua. E questo è sbagliatissimo, anche perché l’istruttore non è un fisioterapista, l’istruttore non è uno psicologo! È un istruttore, ma dev’essere formato! e quindi, deve aver ben chiaro che si trova davanti una persona che ha dei bisogni educativi speciali, come dicevamo prima, che sono, tra le altre cose, sanciti anche dai programmi ministeriali delle scuole, perché finalmente si è capito che ogni persona è diversa da un’altra e, quindi, al di là della “non vedenza” o dell’essere disabili, con altre tipologie o altre forme, bisogna sempre considerare che il nostro patrimonio, diciamo, culturale-motorio, la nostra capacità di insegnare deve essere sempre messa in relazione alla persona che abbiamo davanti. Quindi, l’errore che assolutamente non deve fare è rapportarsi con un etichetta, con una diagnosi e con una malattia!” A.F.: “Quindi, neanche con tempi, vasche, tecnica?”
S.B.: “Quelle sono scelte! Nel senso che io lascerei sempre ai miei… chiamiamoli “atleti”, come dicevi tu, la possibilità di scelta! Ci sono tantissime persone che non gradiscono fare delle competizioni, ma vorrebbero venire semplicemente in piscina a farsi quattro vasche in armonia! Questo, noi pecchiamo di presunzione quando crediamo che tutti i diversamente abili che vengono in piscina abbiano voglia di riscattarsi attraverso l’agonismo: ci sono moltissime persone che.. a cui piace riscattarsi attraverso il benessere! E quindi, a queste persone noi dobbiamo dare un servizio, un servizio anche professionale e serio!”
A.F.: “ Salvatore, volevo farti un’ultima domanda: secondo te, quindi.. sì, voi istruttori formate con.. insomma seguite atleti con disabilità o comunque con bisogni educativi speciali, però, penso che la cosa sia anche al contrario.. cioè, che siate anche voi formati dal lavorare con chi ha disabilità?”
S.B.: “Assolutamente sì! Non è possibile insegnare se prima non si è fatta un’esperienza concreta nel campo ed è sempre un imparare cose nuove, soprattutto dal confronto che si instaura alla fine dell’esperienza: di solito, io sono solito organizzare un gruppo finale di lavoro dove c’è una sorta di confronto, dove ci si dice le cose che sono andate bene, le cose che sono andate male e quindi, è lì che s’impara realmente a lavorare, diversamente rimarrebbe pura teoria, rimarrebbe enciclopedismo e, alla fine, il concetto di informazione rimarrebbe tale. Invece, a noi interessa formare che è un qualcosa di molto diverso dall’informazione semplice!”
A.F.: “Io, poi, penso che, da.. da disabile, ecco.. lo vedo col, dal mio punto di vista, non si cerchi il “genio della lampada”, il “superesperto”.. ma si cerchi una persona che abbia un minimo di sensibilità, una formazione.. insomma, così, che poi migliorerà col tempo… però, comunque, non il genio, non il “super istruttore”! cosa ne pensi tu?”
S.B.: “Penso che, nel mondo dello sport, il mondo dello sport soffra molto di questo “super tecnicismo” e che poi, lasci molto da parte tutta l’altra visione dello sport che è, appunto, relazione, empatia, emozione! Hanno sdoganato, molti studiosi, l’importanza dell’emozione all’interno dell’apprendimento e dell’apprendimento, quindi, non solo cognitivo, ma anche motorio! E quindi, c’è molta, molta più esigenza, dal mio punto di vista, di formare gli istruttori all’empatia.. anche se non sono d’accordo su quello, su questo termine formale, perché l’empatia o si ha o non si ha, si può solo cercare d’incrementare, piuttosto che, invece, dare semplici nozioni tecniche. Quindi, il nostro lavoro, in particolare il mio, è puntato al 99% su questo!”
A.F.: “Ringrazio tanto Salvatore per la sua disponibilità!”
S.B.: “Arrivederci!”
A.M.: “Da Andrea Mameli..”
A.F.: “..e Andrea Ferrero..”
A.M.: “..grazie per averci ascoltato!”
A.F.: “Un caro saluto e alla prossima!”
“Oltre le barriere” è una trasmissione ideata e condotta da Andrea Ferrero e Andrea Mameli per Radio X Cagliari Social Radio.
Per suggerimenti e proposte scriveteci a oltrelebarriere@radiox.it.
I podcast li trovate nel sito www.radiox.it.

Intervista a Giovanni Orrù solo testo. Oltre le barriere, quarta puntata: 10 Luglio 2014

OLTRE LE BARRIERE quarta puntata, andata in onda il 10 Luglio 2014 Andrea Ferrero e Andrea Mameli intervistano Giovanni Orrù
Storie ordinarie per chi le vive e straordinarie per chi le scolta. Una trasmissione ideata e condotta da Andrea Ferrero e Andrea Mameli in onda su Radio X per Cagliari Social Radio.

ANDREA MAMELI.: “Benvenuti a “Oltre le barriere”, il programma di Radio X, che racconta storie ordinarie per chi le vive e straordinarie per chi le ascolta e anche per noi che intervistiamo! Andrea, ciao!” ANDREA FERRERO: “Ciao Andrea!”
A.M.: “Chi siamo andati a intervistare stavolta?”
A.F.: “Stavolta siamo andati da Giovanni Orrù, che è un sessantenne come tanti, però.. non vedente, che fa settimana bianca e settimana blu... immersioni e scii e c’ha un cane, Mosè... che ancora un po’ mi baciava! (ridendo)”
A.M.: “Un cane meraviglioso, che purtroppo non possiamo intervistare!”
A.F.: “(sempre scherzando) No, è un cane-guida!”
A.M.: “Eh! Andiamo a sentire questa intervista, che si preannuncia molto interessante!”
A.F.: “Molto scoppiettante!”
A.F.: “Come le immersioni e lo scii ti aiutano a superare le barriere?”
GIOVANNI ORRÙ: (con voce profonda, calma e pacata) “Mah... praticare lo sport è senz’altro una eliminazione di barriere, dal punto di vista psicologico… riuscire a fare delle cose, almeno nel mio caso… che io facevo anche prima della perdita della vista… riuscire a farle chiaramente in maniera diversa,.. ti aiuta tantissimo ad andare avanti, ad avere.. coraggio di andare avanti! Chiaramente, ecco, bisogna capire che lo si fa in maniera diversa, facendosi aiutare, non si può andare a sciare da soli, o andare in fondo al mare da soli… bisogna per forza accettare la condizione e…. e hai bisogno dell’assistenza di qualcuno!”
A.F.: “ Una volta mi avevi raccontato anche che, adesso, rispetto a prima, sei molto più spericolato, soprattutto, nello scii.. adesso fai le piste nere!”
G.O.: “Sì! Cioè, nel senso che, quando ci vedevo, mi trovavo di fronte a determinate piste, tipo una pista nera, e giravo e tornavo indietro.. perché non avevo assolutamente il coraggio di affrontarle! Adesso, non le vedo e le faccio tranquillamente! (ridacchia).. vado.. io scio, utilizzando un… due radio trasmittenti, una la tengo io e una ce l’ha la mia guida.. io vado avanti, lui mi sta dietro e mi guida.. destra, sinistra, destra, sinistra.. e scendiamo per tutte le piste, cioè proprio non… non abbiamo mai trovato una pista per cui non siamo scesi.. ne abbiamo fatto nere.. di tutti i colori!”
A.F.: “E invece, per le immersioni, come ti fai aiutare oppure com’è il legame con l’istruttore, con l’accompagnatore?”
G.O.: “Nelle immersioni le sensazioni sono completamente diverse! Innanzitutto, c’è questa sensazione bellissima di star sott’acqua, che è... molto, molto bella!(mentre lo dice, il tono della voce sembra rispecchiare lo sciabordio dell’acqua) E.. chiaramente, le cose che puoi apprezzare sono quelle di toccare coralli, spugne, conchiglie... o come è successo a me, a novembre scorso, che ero.. sono andato a fare immersione in Madagascar e... ho vissuto l’emozione di utilizzare delle tartarughe come se fossero degli “scooter subacquei”... sono delle tartarughe grandi e noi eravamo lì sul fondo, c’erano tutte queste tartarughe, ti attaccavi alla tartaruga, la tartaruga partiva e tu.. restavi attaccato alla tartaruga...”
A.F.: “...come uno scooter...”
G.O.: “...quasi, come se fosse uno scooter, esatto….. una sensazione bellissima! cioè, ma poi, soprattutto il fatto.... cioè, considera che.. in queste aree protette, dove poi si fanno immersioni, non si può toccare assolutamente nulla!.. è consentito solo ai non vedenti,.. toccare i coralli, toccare le spugne, toccare le conchiglie… e tutte queste cose qui! Poi, è chiaro, bisogna imparare.. quello che si..”
A.F.: “.. si, insomma, il.. l’alfabeto tattile... cioè, dei segni...”
G.O.: “.questo mezzo di comunicazione, insomma, per poter parlare... cioè, per potersi scambiare informazioni.”
A.M.: “Ho visto accanto a te un bellissimo cane-guida.. so che è un diritto riconosciuto.. però mi incuriosisce e, penso che possa incuriosire anche gli ascoltatori, sapere qualcosa di più del rapporto con il cane, che tipo di cane è, come si chiama, a livello affettivo e l’utilità reale.”
G.O.: (il tono di voce è sempre pacato, ma si sente che sta soppesando le parole per descrivere il suo “amico” cane, importante per lui) “È un cane... un bellissimo cane... di razza Golden Retriever-.. è un maschio, si chiama Mosè! Ha quattro anni e mezzo ed è... io ce l’ho da due anni.. e..- mi è stato consegnato due anni fa. È diventato un componente della famiglia! Guai.. se adesso Mosè non sta con noi.. io lo porto...spesso.. cioè, spesso, sempre.. a meno che non debba fare viaggi.. che ne so, di dieci ore di aereo.. allora, no! Ma.. se.. se devo andare, in Italia, in Europa.. anche con due, tre ore di volo, il cane lo porto sempre.. quando andiamo in nave.. il cane può andare dappertutto! Può.. diciamo che l’unico problema che io ho avuto, ed ho provveduto anche a fare una denuncia, è stata la Ryanair! Perché.. hanno fatto un trattamento incivile.. cioè, mi hanno fatto sedere nell’ultima fila, con il cane quasi in braccio,.. mah! Non mi è mai successo niente di simile in nessun viaggio! Io ho viaggiato tantissimo in aereo.. mai! L’unico volta che ho avuto problemi è stato quello colla Ryanair!.. Ma... il cane è un compagno di vita, non è assolutamente impegnativo, però ti aiuta in tantissime cose… cioè, io, se voglio andare a fare una passeggiata da solo, qui anche a Poggio, vado col mio cane, da soli in giro.. che ne so, andare a prendersi un caffè, andare a trovare un amico, poi...”
A.F.: “Comunque, è difficile averlo? Come si fa ad avere un cane-guida?”
G.O.: “Allora, è.. abbastanza… cioè, avere il cane… io, l’ho preso alla Scuola Nazionale dei Cani-Guida, che è l’unica scuola statale… cioè, pubblica.. ed è la migliore, è considerata una delle migliori al mondo.. è la seconda nata, ha oltre ottant’anni di storia… e.. l’ho preso a Scandicci, alla Scuola Nazionale dei Cani-Guida di Scandicci... è una scuola molto seria, dove si pretende, giustamente, che uno, per avere il cane, deve essere in grado di camminare da solo col bastone.. perché il cane... cioè, non è che al cane gli dici: “Portami al bar! Portami in ufficio!”.. la strada gliela devi indicare tu e devi essere in grado di orientarti e di camminare autonomamente. È un percorso lungo,.. cioè, anche perché io non ero abituato ad andare in giro col bastone e quindi, ho dovuto fare prima un corso.. di orientamento e mobilità… anzi, ne ho dovuto fare due, perché la prima volta mi hanno bocciato.. dopo di che, ho fatto il corso col cane e, insomma,.. dal momento della domanda, comunque, ad avere il cane son passati quattro anni... cioè, abbastanza...”
A.M.: “Veniamo, invece, a un'altra barriera che una persona è in grado di superare con volontà e coraggio è l’iscriversi all’università, a frequentare e a dare gli esami… come stai vivendo anche quest’esperienza e a quale età?”
G.O.: (nel tono di voce si percepisce l’entusiasmo) “Allora… io.. per me è stata una cosa bellissima! Io.. considera che io.. a novembre compio sessantun anni, quindi… cioè, mi sono iscritto all’università l’autunno scorso e.. in psicologia.. sto dando anche gli esami.. frequento le lezioni e... niente, avevo un po’ di timore all’inizio, proprio perché pensavo di trovare delle difficoltà.. invece, per me è stata una sorpresa bellissima! Cioè, notare che l’università di Cagliari è perfettamente attrezzata!”
A.F.: “.. Quindi, è pronta per accogliere anche persone..."
G.O.: “Assolutamente sì! Ci sono dei tutor che sono fenomenali! Io non ho mai fatto una fila per una domanda, per... niente! Fanno tutto loro! Adesso, usufruisco anche dell’aiuto allo studio.. ci sono degli studenti, studenti o studentesse che hanno già sostenuto l’esame che devo preparare e loro mi aiutano... che ne so, interrogandomi, spiegandomi delle cose che magari non ho recepito bene… vengono pagati dall’Università e l’Università li mette a disposizione per i portatori di handicap. Poi, un’altra cosa che mi ha...”
A.F.: “Per i testi, come fai?”
G.O.: “Come?”
A.F.: “Per i testi, per i libri?”
G.O.: “Ecco! Quello è l’unico problema! Cioè, l’unico problema che ho incontrato.. perché, purtroppo, non esistono i testi.. in formato elettronico!.. o almeno, esistono milioni di testi in formato elettronico, ma la casa editrice non pubblicano.. non fanno quelli, i testi universitari.. non so per quale motivo.. sarà...”
A.F.: “Ho capito!”
G.O.: “E.. i testi li devo, chiaramente, acquistare e poi, rivolgermi all’Istituto dei Ciechi, che li devono digitalizzare e ci sono dei tempi molto, molto lunghi!”
A.F.: “Va bene! Ok!”
A.M.: “Grazie! grazie Giovanni!”
G.O.: “Grazie a voi!”
A.F.: “Grazie!”

Questa puntata si chiude qui. “Oltre le barriere” è una trasmissione ideata e condotta da Andrea Ferrero e Andrea Mameli per Radio X Cagliari Social Radio. Per suggerimenti e proposte scriveteci a: oltrelebarriere@radiox.it.
I podcast li trovate nel sito www.radiox.it.

Intervista a Vittorio Sanna solo testo. Oltre le barriere, terza puntata: 2 Luglio 2014

OLTRE LE BARRIERE terza puntata, andata in onda il 2 Luglio 2014 Andrea Ferrero e Andrea Mameli intervistano Vittorio Sanna
Storie ordinarie per chi le vive e straordinarie per chi le scolta. Una trasmissione ideata e condotta da Andrea Ferrero e Andrea Mameli in onda su Radio X per Cagliari Social Radio.
Da sinistra: Andrea Ferrero, Vittorio Sanna, Andrea Mameli (Luglio 2014)

(finisce la musica e inizia l’intervista a Vittorio Sanna)
ANDREA MAMELI: “Benvenuti a “Oltre le barriere”, il programma che racconta storie ordinarie per chi le vive e straordinarie per chi le ascolta.
Oggi siamo andati a sentire Vittorio Sanna, una persona che sa stare dietro il microfono. Come l’abbiamo sentito e perché Andrea?”
ANDREA FERRERO: “Bhè, l’abbiamo sentito perché lui descrive o racconta un evento sportivo attraverso la radio, quindi.. che è uno strumento diverso rispetto la televisione, quindi, lui deve trasmettere, non solo descrivere, magari anche trasmettere tutte le emozioni! (sorridendo) Ricordo la mischia furibonda di.. di Corda! (anche Andrea Mameli condivide il sorriso di Andrea e conosce il fatto di cui stanno parlando)… e quindi ognuno c’ha il suo stile.. quindi, ci interessava capire un po’ quali fossero i meccanismi per descrivere l’evento sportivo e trasmettere, quindi, le emozioni e tante altre cose attraverso la radio e attraverso solo la voce.”
A.M.: “Bene! Andiamo a sentire l’intervista a Vittorio Sanna!”
A.F.: “Ti sei mai reso conto che quando descrivi le partite.. insomma, essendo alla radio, tutti sono come se fossero non vedenti?”
V.S.: (parla col tono della voce sicuro, chiaro, preciso, vivace, non artificiale, né studiato) “Non pensavo ai non vedenti nel.. in senso di ipovedenti, a livello di persone.. la consapevolezza del fatto che parli è senza che le persone percepiscano… il video, insomma le immagini concrete… chiaramente sì, io credo che qualsiasi radio-cronista non possa intraprendere una radio-cronaca se non è consapevole del fatto che chi sta ad ascoltare non vede la partita! E si deve porre come obiettivo quello di tentare di costruire anche la scena in cui si svolge. E quindi, la scena, il movimento, il... il luogo, il contesto in cui tutto poi si muove! Chiaro che poi, questa deve essere una consapevolezza. Poi, ho scoperto pian piano che questa consapevolezza che chiaramente è rivolta a tutti, che stavi raccontando, per chi non ha la possibilità in quel momento di vedere, nello specifico, per i non vedenti è una risorsa straordinaria! Questo già da parecchi anni… la prima volta mi capitò a Roma… con un ipovedente di Santadi, in aeroporto, che, nel sentire la mia voce, perché, chiaramente, non mi vedeva, mi si è rivolto in un contesto che non era neanche stato, quindi… mi ha riconosciuto in un ambiente, che, se vogliamo,.. non consueto, dicendomi: “Tu sei Vittorio Sanna, quello che ogni domenica mi fa vedere la partita!”.. lì, ho acquisito anche una consapevolezza diversa, se vogliamo, legata socialmente a quello che è il problema degli ipovedenti.”
A.M..: “Io vorrei aggiungere una domanda relativa alla responsabilità che ha questo lavoro, questa capacità di trasferire sul verbale, sulla descrizione a parole ciò che si vede, cioè la responsabilità di aggiungere anche delle emozioni nel descrivere l’agonismo, nel descrivere la tattica, ciò che sta accadendo sul campo e anche la responsabilità di fare anche considerazioni, come critiche o altro, in cui io ascoltandoti mi sono accorto che anche hai un cambio di tono di voce e si riesce anche a decodificare una serie di messaggi che vanno oltre il testo scritto e l’immagine visiva.”
V.S.: “Mah, intanto, quando sei appassionato, trasmettere le emozioni non è complicato.. forse è più difficile contenere le emozioni! Evitare di farti prendere troppo, perché hai comunque un senso di responsabilità anche di carattere educativo… a me è capitato di farmi prendere troppo ed di esagerare anche nel.. nel manifestare le mie emozioni personali che forse non.. non era il caso che venissero manifestate così, c’ ho riflettuto in un secondo momento, questo senza dubbio! Però contemporaneamente, esiste anche.. un dovere, di tipo professionale, indipendentemente dal calcio, indipendentemente dal caso specifico, cioè dalla mia passione per il calcio, c’è un altro aspetto, che comunque tu hai il tuo linguaggio a disposizione, hai una voce a diposizione per poter raccontare le cose, perché quello è il tuo strumento, e questa voce la devi utilizzare per.. in tutte le sue possibili variabili, con l’aumento del tono, con l’aumento della velocità. A.. a tutto corrisponde un.. un linguaggio, un alfabeto: l’aumento della velocità abitualmente significa che si sta intensificando l’azione e ti stai avvicinando all’obiettivo, all’emozione stessa; l’aumento del tono, pure. Quindi, sono due aspetti che devi assolutamente.. utilizzare, nel.. in modo corretto: non puoi tenere sempre lo stesso ritmo per tutta la partita, se vuoi raccontarla per bene, e non puoi mantenere lo stesso tono della partita per.. lo stesso tono, per tutta la partita, se vuoi effettivamente trasmettere emozioni! Io credo che queste due cose vadano disciplinate! Quello che urla per tutta la partita o quello che fa credere sempre che ci sia un azione che sta per… secondo me, non sta facendo una corretta comunicazione!”
A.F.: (ridendo e scherzando.. sembra che durante lo stacco musicale abbiano continuato a chiacchierare tra loro)“Ho sempre paura che ti scappi qualche parolaccia in diretta!.. eh! preso dalla foga!”
V.S.: (ridendo.. ma poi ,riflettendo si fa più serio e deciso)“No, questo no,.. forse anche perché nel… quotidianamente non è che sia propenso ad utilizzare facilmente la parolaccia… però.. altre volte, sono andato giù pesante nei giudizi.. cioè senza dubbio e.. di questo me ne accorgo.. e talvolta, ripeto, ho esagerato e forse dovevo anche contenere!.. però, questo… questo è un condizionamento che esiste nel momento in cui te ne occupi ogni giorno e quando quel senso di responsabilità, di cui stavate parlando, lo senti forte… io sento nel… col passare degli anni, ho incontrato tante persone che amano il Cagliari, che del calcio non ne fanno solamente una questione esclusivamente sportiva, ma ne fanno una questione anche sociale di.. di affermazione, di riscatto,.. d’ orgoglio, di dignità, se vogliamo di.. ehh, soprattutto quando hai a che fare cogli immigrati, d’identità e quindi,.. nel momento in cui viene maltrattato il Cagliari.. faccio un po’ il paladino!.. Che molte volte deve ricorrere anche alle armi affilate e non solamente… insomma, la diplomazia.” A.M.: “Io, ho un ultima domanda per Vittorio Sanna, seguendolo su Facebook, mi sono accorto che è anche appassionato.. di Sardegna, di.. di cultura della Sardegna, di archeologia… e vorrei chiedergli se andando a vedere i “giganti di Mont’e Prama”, la statuaria così imponente che abbiamo del periodo nuragico, ha trovato qualche ipotetico collegamento collo sport, come mitologia dello sport, rispetto a quella che troviamo nel.. nei reperti archeologici così belli?”
V.S.: “Io, giusto lunedì, mi sono arrabbiato tantissimo per la prova del Cagliari.. son intervenuto a Radiolina e sono andato giù.. giù pesante! Perché, comunque sia, credo che.. che il calcio, il calciatori del Cagliari, per molti rappresentino, lo ripeto, l’affermazione, comunque.. di una dignità di un popolo… quindi l’esempio che deve.. che devono dare questi eroi, che possiamo rendere simili ai Giganti di Mont’e Prama, che, in alcuni casi, sono anche.. erano dei guerrieri, in larga parte, i pugilatori, erano dei guerrieri, non lo facevano per sport,.. anche se poi probabilmente hanno ispirato anche, successivamente, quelle che sono le figure greche delle Olimpiadi, del.. del.. dell’identità rappresentata anche.. nelle gare sportive,.. credo che i calciatori, oggi, li possiamo paragonare a questi eroi celebrati ed, essendo eroi celebrati, devono avere dentro di loro quello spirito, che deve essere poi uno spirito metaforico capace di rappresentare nel dettaglio la Sardegna!.. quindi, possiamo anche perdere, ma dobbiamo perdere lottando! Possiamo anche andare a non vincere, ma dobbiamo, comunque, tentare di affermare la nostra identità! Il Cagliari di domenica, o meglio di martedì, è stato un Cagliari che, invece, è andato, a mio giudizio, colle orecchie basse, rassegnato e superficiale! Non rappresentava, assolutamente, gli eroi del calcio e quindi, non penso che siano neanche minimamente avvicinabili alle statue di Mont’e Prama!”(ridendo)
A.F.: “È andato in gita turistica a Napoli? (scherza e ride in modo provocatorio alludendo a una partita persa dal Cagliari qualche giorno prima)”
A.M.: “Ringraziamo Vittorio Sanna e continuiamo colla nostra trasmissione “Oltre le barriere”! ciao da Andrea Mameli...”
A.F.: “.. e Andrea Ferrero!”

Questa puntata si chiude qui. “Oltre le barriere” è una trasmissione ideata e condotta da Andrea Ferrero e Andrea Mameli per Radio X Cagliari Social Radio.
Per suggerimenti e proposte scriveteci a oltrelebarriere@radiox.it. I podcast li trovate nel sito www.radiox.it. (segue altra musica e si conclude)